Dopo
I Senza Nome, Jean-Pierre Melville firmò Notte sulla città.
Per
chi si aspettava un film sulla stessa falsa riga del precedente, fu una mezza
delusione: questo è un film diverso, molto più introspettivo del
precedente, che già lo era e poneva in luce il determinismo dei protagonisti.
Alan
Delon è il Commissario Corman, un poliziotto disilluso e disincantato,
che svolge le sue mansioni senza alcuna passione, ma perchè devono essere
svolte. Accanto gli è sempre Morand, un suo sottoposto. Insieme, svolgono un
lavoro sulla strada.
Mentre
i due svolgono il loro lavoro di routine, per esempio andando in una
squallida pensione dove è stato annunciato il ritrovamento del cadavere di una
prostituta, altrove quattro compari assaltano una piccola banca. Il colpo è
stato pensato solo come autofinanziamento per un colpo ancor più grosso. A capo
della banda è Simon, il padrone di un famoso nightclub di Parigi, frequentato
da Corman. Suoi compari, tre disperati: Louis Costa, Paul Weber, e Marc
Albouis. Marc e Louis si conoscono tra loro, mentre Paul era un bancario che
lavorava nella banca dalla quale è stato licenziato e che lui assieme ai suoi
compari assalta.
Tutto
va liscio finchè uno dei bancari riesce prima adare l'allarme e poi a sparare a
Marc. Tuttavia riescono a scappare, e con una recita in una stazione,
acquistando dei biglietti, riescono a far credere di essere fuggiti in treno
mentre invece usano un'auto. Il compagno ferito viene ricoverato in una
clinica, mentre gli altri tre riparano a Parigi.
Per
evitare che interrogato possa parlare, tentano di trasportarlo altrove, ma
oppostasi una infermiera di piantone, attuano il piano B: la moglie di Simon,
Cathy, travestita da infermiera, si introduce nella camera di Albouis e lo
uccide.
Passano
quindi a progettare il vero colpo: devono rapinare un corriere di droga in
treno. Una volta rapinato, la droga gli verrà pagata da coloro ai quali loro
l'avranno sottratta senza che la polizia lo venga a sapere. Tutta via Corman
viene a sapere della cosa, da un suo informatore, un travestito che vuole
essere lasciato in pace: così ciascuno dei tre soggetti, il commissario, la
banda dei rapinatori, e il corriere, sa che altri sanno.
E'
un po' lo stesso muto dialogo di sguardi che oppone Corman a Cathy e Simon.
Cathy è moglie di Simon e assieme l'amante di Corman: nel club parigino, Corman
e Cathy si guardano, Cathy guarda Simon, Simon guarda Cathy e Simon, Corman
guarda Simon. E' come un gioco, ma in fondo non lo è.
Il
colpo si conclude da manuale: Simon viene calato da un elicottero sul treno in
corsa, e pentratovi, nel bagno si cambia, svestendosi e assumendo l'identità di
un viaggiatore in vestaglia e pantofole. Quindi con una potente calamita, apre
dall'esterno loo scompartimento del corriere, lo mette KO, si impossessa della
valigia con la droga, la passa ai complici in elicottero e lui stesso vi si
issa.
Tutto
finito?
No.
Perchè il complice morto viene riconosciuto e la foto è diffusa dalla stampa.
Corman
mette in collegamento Albuis e Costa e sapendo dove qauesti va a pranzare,
riesce prima ad arrestarlo epoi con un quarto grado a fargli confessare i nomi
degli altri due.
A
quel punto si reca dal suo amico Simon e lo mette al corrente che è stato
riconosciuto come amico da Costra mentre lui stesso rifiuta di ammettere di
conoscerlo. Corman non lo arresta, perchè aspira a mettere le mani sulla droga,
ma da a Simon la possibilità di avvisare telefonicamente Weber.
Mentre
la polziia con in testa Corman sta per arrestarlo, Weber si spara.
A
quel punto Corman, tenendo sotto controllo il telefono di Simon, e della
moglie, viene a sapere della fuga pianificata dai due e in Avenue Crnot lo
uccide sparandogli, avendo interpretato male un suo tentativo falso di prendere
la pistola: Simon siccome non avrebbe mai avuto la forza di uccidersi, sceglie
di essere ucciso dall'amico/rivale, facendogli credere di stare per sparargli.
Tutto
sotto lo sguardo di Cathy, l'angelo della morte.
Un
Flic,
è il canto del cigno di Melville: stava progettando un nuovo film, quando dopo
poco tempo dall'uscita del film, fu stroncato da un infarto.
Del
resto oltre a firmare la regia, si era occupato del montaggio e aveva allestito
la sceneggiatura, e perciò l'accoglienza da parte della critica lo toccò. Non a
caso. Anche se prodotto minore rispetto a Frank Costello faccia d'angelo
e a I senza nome, Notte sulla città porta all'estremo le scelte
cromatiche di Melville. Egli era il re incontrastato dell'azzurro: molto spesso
la cromaticità delle sue scene vira sull'azzurro, che è una tonalità affine
alla depresione alla melanconia e al drammatico. In questo film vi sono molte
inquadrature che usano l'azzurro e il celeste: si incomincia con la tentata
rapina, e tra enormi cavalloni d'acqua marina che si infrangono, e gru e
gabbiani che solcano il cielo, i quattro arrivano in macchina. La banca è un
edificio celeste, isolato dagli altri. La cromaticità ha un preciso scopo:
quando sono applicate all'architettura, tali combinazioni di colori influenzano
psicologicamente la percezione dello spazio, con certi colori che attirano
maggiormente l'occhio. E' questo un principio usato anche da Le Corbusier. E
costruita dall'architetto francese, sembra la lunga teoria di facciate di
palazzi tutti uguali, dagli stessi colori, seguiti poi da altri palazzi tutti
uguali in cui predomina altro: prima l'arancione, poi il marrone alternati al
bianco. Ed ecco lo stabile celeste, laddove è ubicata la banca. L'atmosfera, la
pioggia, la desolazione in cui si muove l'azione, tutto concorre a isolare la
situazione principale: non sembrerebbe possibile che nessuno si muova per la
strada. Sembra che siamo finiti in un posto sperduto.
La
massa di blu-bianco sembra diventare parte dell'ambiente naturale, la mancanza
di persone suggerisce che lo spazio è stranamente parte del più vasto ambiente
effimero: cielo, gru, gabbiano, onde, costruzione, nebbia. Che effetto ha
questo sul dramma? A parte la tensione precedentemente menzionata, la
sensazione è che i rapinatori pericolosi possano facilmente svanire nell'etere.
Tutta l'estetica gioca con un problema che Le Corbusier stava cercando di
risolvere, dissolvendo tutto insieme fino a che non fosse semplicemente una
gamma di forme. Tale colorazione chiara, queste sfumature bianco-blu, erano il
tipo di toni atmosferici che il progettista usava per materializzare i confini
dello spazio, cercando anche di non limitare in ultima analisi tale spazio, ciò
che a volte etichettava come pigmenti o colori "di transizione". Il
drame azur è l'equivalente dei colori di transizione di Le Corbusier (il che
spiega anche perché molti dei primi film seguono personaggi che sembrano in
qualche modo scomparire). In Un Flic, la tavolozza dei colori materializza solo
parzialmente tali limiti; lo spazio è lasciato opaco, senza restrizioni e senza
fine, l'auto criminale scomparirà nell'aria bianco-blu per causare più caos
quando emergerà in un ambiente più solido
(Adam Scovell, Jean-Pierre
Melville’s Un Flic (1972) and Le Corbusier’s Transitional Pigments)
Per
di più, lo spazio esterno parallelismo di quello interiore, è un tributo ad
Antonioni.
C'è
poi anche una funzione specchio: la Parigi notturna desolata si riflette in
quella del paesaggio di Maurice de Vlaminck, il ritratto di van Gogh in quello
del ladro Simon che ammira la tela: entrambi hanno lo stesso cappello.
Come ogni film, anche questo ha un suo motivo guida:
Come ogni film, anche questo ha un suo motivo guida:
Questo
mestiere rende scettici dice Morand all'obitorio. Specie sullo scetticismo,
aggiunge Corman.
E
rimarca: "In fondo i soli sentimenti che un uomo abbia ispirato ad un
poliziotto sono l'ambiguità e la derisione. La derisione.." Ambiguità
e derisione che pare ispirino le azioni del commissario Corman: è lui in fondo
che intrattiene ambigui rapporti con il travestito suo informatore, che tratta
quasi come un cliente e che poi deride quando la trappola sul treno si rivela
un flop; è lui che intrattiene ambigui rapporti con Simon, suo amico in quanto
proprietario di un nunght club parigino, essendone nel contempo l'amante della moglie,
Cathy: si osservino gli sguardi incrociati, le botte e risposte tra i tre nel
night club, quando ognuno dei tre guarda gli altri due: ognuno pensa di gestire
al meglio la situazione ma non sa che gli altri sanno. Del resto, il titolo,
sottolinea questa ambigutà del poliziotto: flic è un nomignolo.
Sin
dall'inizio del film, vi è un costante rapporto di confronto tra l'uomo e la
morte: prima è ferito gravemente Marc durante la rapina, ucciso poi da Cathy;
poi un'altra sfida alla morte nell'attacco al treno; poi Paul si uccide per
non essere processato; infine Simon, quasi in un duello, viene ucciso da
Corman, sotto gli occhi di Cathy, elemento catalizzatore di entrambi: ama il
marito ma ha anche come amante il commissario. E' come se Simon sapesse che la
moglie va a letto col commissario, è come se fosse questo un modo per
esorcizzarne le azioni, per sapere prima come regolarsi. E' un gioco
pericoloso, tanto più che Simon ha una doppia identità: è imprenditore e nello
stesso tempo rapinatore. E tanto più che non si può neanche escludere ,
nell'ambiguità dei rapporti che intercorrono tra Corman e Simon, che anche
Corman supponga la doppia natura di Simon e che perciò la relazione con la
moglie di quello non sia altro che un gioco per controllarlo, per sapere o
ipotizzare alcune mosse.Non a caso, quando capiscono chi sia il bandito morto,
immediatamente Corman collega Simon agli altri della banda. E con un
atteggiamento ancora una volta ambiguo, non procede all'arrestro di Paul e
Simon dopo aver fermato Costa, ma fà sì che il primo si suicidi, ed il secondo
possa affrontarlo in un duello all'ultimo sangue: chi non fuggirà alla morte,
sarà suo prigioniero.
Un'ultima
cosa: anche se Melville stava preparandone un altro, questo film è un po' come
un capolinea per lui. E come tale è ricco di riferimenti, di allusioni: quelle
sul muro della squallida stanza della pensione in cui viene trovata uccisa la
prostituta, e tra le altre... Bob, Gustav Minda, Jeff Costello che richiamano
Bob le flambeur, Le deuxième souffle e Le samouraï ; ci sono
persino delle eccessività, da alcuni intese come provocazioni (per es. il treno
e l'elicottero, chiaramente dei modellini, come nei film giapponesi di Godzilla
degli anni settanta); e c'è la più lunga scena di vestizione del cinema (anche
questa una sorta di provocazione), dettagliatissima: quella di Richard Crenna
nel treno.
Grandissima
interpretazione di Riccardo Cucciolla, mentre Crenna sembra un po' spaesato.
Pietro De Palma
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