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venerdì 19 aprile 2019

Bruno Podalydes : Le Mysteré de la Chambre Jaune (Il Mistero della camera gialla), 2003 - con Denis Podalydes, Pierre Arditi, Sabine Azema, Claude Rich, Jean-Noel Broute, Oliver Gourmet, Michael Lonsdale, Julos Beaucarne






“Chi trova un amico trova un tesoro”, cantavano “I ragazzi di Padre Tobia”, un celebre sceneggiato della RAI, della fine degli anni Sessanta.

Beh, un amico di Firenze, che anni fa era un noto critico e traduttore, mi diede una dritta, tempo fa:  “Se vai a **** vedi che stanno vendendo a prezzo speciale un DVD francese, Il Mistero della Camera Gialla”. Non potevo andarci, per via di tutta una serie di vicissitudini, per cui ho rimandato: ci sono andato avantieri. Non so se il prezzo fosse ancora quello speciale, però..13 euro non sono poi la fine del mondo!

Il film è di Bruno Podalydès, un regista francese di cui non avevo mai sentito parlare, ma..che cast: Claude Rich, Pierre Arditi, Michael Lonsdale..già questi tre bastavano ed avanzavano! Poi c’era un altro Podalydès, Denis, stavolta, che anche non conoscevo: pensavo fossero figlio e padre, poi ho visto le foto e ho capito che dovevano essere fratelli: infatti! Fatto sta che il Denis Podalydès interpreta con grande bravura, il giornalista dell’Epoque Joseph Rouletabille, il protagonista del celeberrimo romanzo di Gaston Leroux, da cui il film è tratto.

Rouletabille, si pone l’obiettivo di trovare una soluzione al tentato omicidio della figlia del celebre Professor Stangerson, Matilde, che vive assieme al padre nel Castello di Glandier: è una sfida alla ragione: come ha fatto infatti l’assassino a lasciare una stanza la cui unica finestra è chiusa da inferriate saldate di solido ferro non assolutamente manomesse, e la cui porta è stata chiusa a doppia mandata dall’interno, tanto che, per aprirla, l’hanno buttata giù a spallate in quattro? Rouletabille è opposto nella sua azione, che non è solo fisica, ma soprattutto deduttiva, al celebre poliziotto francese Larsan, interpretato da Pierre Arditi: infatti quest’ultimo è convinto che l’autore del tentato omicidio sia Robert Darzac, interpretato da un altro pezzo da novanta, Olivier Gourmet, Palma d’Oro a Cannes per la Miglior interpretazione maschile nel 2002 per Le Fils.

Darzac, che è un fisico ed è il fidanzato di Matilde (Sabine Azéma, altra grande attrice francese) in verità non fa nulla per discolparsi, anzi..goffamente si comporta in modo che si abbia di lui altra opinione: la prima scena in cui compare, impallidisce per quello che Rouletabille gli dice, una frase che egli casualmente ha sentito già pronunciare da lui e da Matilde, in occasione di un precedente avvenimento mondano a cui pure lui, Rouletabille era stato invitato. Si capisce allora, che per un tipo così curioso come Rouletabille, il mistero sia cominciato in quell’occasione, quando ha sentito ripetere con angoscia la frase “il presbiterio non ha perduto nulla del suo fascino, né il giardino del suo splendore”. Cosa mai vorrà dire questa frase? E a quale avvenimento è collegata?

Chi non ha mai sentito parlare del famoso romanzo di Gaston Leroux, che John Dickson Carr affermò essere “il miglior mystery che fosse stato mai scritto” (fino a quel momento)? Ebbene, io sono sicuro che ad oggi sono molti purtroppo quelli che ignorano che Gaston Leroux abbia firmato nel 1907 Le Mysteré de la Chambre Jaune, e più tardi Le Parfum de la Dame en Noir, romanzi che al tempo fecero furore, e impressero per sempre a lettere di fuoco Gaston Leroux nel firmamento della Letteratura Poliziesca. Eppure le stesse persone che ignorano questi due romanzi, collegherebbero immediatamente l’autore a Le Phantome de l’Opera, anche in virtù dell’adattamento musicale di Lloyd Webber. Fatto sta che Il Mistero della Camera Gialla è davvero uno dei romanzi più geniali mai scritti, e se qualcuno potrebbe storcere il naso dinanzi alla trovata veramente geniale che sta alla base dell’individuazione dell’assassino (che taccio, giacchè chi mi legge potrebbe non aver letto il romanzo originale), egli dovrebbe pensare che fu proprio Leroux ad aver innovato il genere con quell’escamotage, che oggi è quantomai assodato, e anche usato: basti vedere la trovata del finale di Il Collezionista di Ossa, di Jeffrey Deaver. Chi mai potrebbe pensare oggi che Deaver deve qualcosa proprio a Leroux? Eppure è la sacrosanta verità.

Non ne parliamo qui, perché ho intenzione di parlarne prossimamente, e dirò quindi che il film è veramente magnifico, e molto simile all’originale, tranne alcune cose, tra cui:

Darzac nel film si presenta alla stazione a ricevere il Giudice Istruttore di Corbeil, Monsieur De Marquet, il suo Cancelliere, lo stesso Rouletabille e il suo fotografo Sinclair, mentre nell’originale viene riconosciuto vicino al castello; nel romanzo all’atto del tentato omicidio della figlia viene trovata una cassaforte aperta e spariti dei documenti, mentre nel film non ve n’è traccia; nel film la Bestia di Dio non è un gatto di una fattucchiera ma un tacchino (chissà perché poi?) che viene utilizzato dalla Signora Mathieu (la moglie del custode) per chiamare il suo amante, il guardiacaccia; e infine, soprattutto, il momento della gloria di Rouletabille, cioè quando smaschera l’assassino del guardiacaccia, non avviene nel luogo dove è stato pugnalato a morte il guardiacaccia (cosa che ha il pregio, cinematograficamente parlando, di far capire subito allo spettatore le dinamiche dell’assassinio, oltre che spattacolarizzare l’evento omicida, ma riduce la spiegazione del giornalista e l’individuazione dell’assassino ad una esibizione tra amici) ma in Corte d’Assise, dove si sta decidendo la sorte di Darzac: da questo punto di vista, la collocazione del romanzo conferisce la giusta dimensione del trionfo di Rouletabille, con la sua entrata in scena e la sua successiva spiegazione.

Per il resto, il film è la fotocopia o quasi del romanzo: bellissima la fotografia, l’interpretazione anche di Sinclair, del Professor Stangerton (Michael Lonsdale: vi ricordate l’attore che impersonava il commissario che smaschera “Lo sciacallo” nell’omonimo film di Fred Zinnemann? Ecco, è lui), quella disincantata del Giudice Istruttore, amante più della tavola e del teatro che non della pratica giurisdizionale (il grande Claude Rich), l’atmosfera. Insomma..un gran bel film.

Di questi tempi, vedere un bel giallo, interpretato da grandi interpreti, fa sempre bene.

Aggiungo un’ultima cosa: nel finale, Rouletabille sente “Il Profumo della Signora in Nero”, e questo accade sia nel romanzo, che nel film: nel romanzo aveva lo scopo di introdurre il prosieguo, nel film..idem. Infatti due anni dopo l’uscita del primo film, nel 2005, è uscito anche “Le Parfum de la Dame en Noir”, diretto dallo stesso regista.

Ne parleremo in un’altra occasione, se ci sarà il caso.



P. DE P.

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