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domenica 3 marzo 2019

Jean Pierre Melville: I senza nome (Le cercle rouge, 1970), con Alain Delon, Gian Maria Volontè, Yves Montand, Andrè Bourvil, François Perrier


I film di una volta, non è detto che siano meno affascinanti di quelli odierni. E talora ci riservano molte sorprese. Soprattutto quando sono il prodotto di grandi cineasti. Questo blog si propone di segnalare alcuni grandi film sia del presente sia del passato, che abbiano in comune una qualità molto alta.
Il primo film è uno che nel 1970 ebbe un grande successo, e si segnalò come la summa cinematografica del regista che lo diresse, Jean-Pierre Melville: in Italia, la distribuzione puntò su un titolo ad effetto, "I SENZA NOME", ma così stravolse il senso del titolo francese, originato da una frase di Buddha: "Buddha prese un pezzo di gesso rosso, tracciò un cerchio e disse : "Se è scritto che due uomini, anche se non si conoscono, debbono un giorno incontrarsi,, può accadere loro qualsiasi cosa e possono seguire strade diverse. Ma al giorno stabilito, ineluttabilmente, essi si troveranno in questo CERCHIO ROSSO", che fa da incipit alla pellicola.

Vogel, pericoloso criminale, fuggito alla custodia in treno del Commissario Mattéi, fugge nelle campagne, senza una destinazione. Il caso lo fa incontrare con Corey, altro criminale, parigino, che proprio quel giorno ha finito di scontare una condanna a 5 anni, e che un secondino ha convinto a mettere in esecuzione un piano perfetto per rubare un bottino  in gioielli ad una famosissima gioielleria parigina, basandosi sulla collaborazione del cognato che da vent'anni lavora lì. Corey ha già recuperato un pacco di milioni di vecchi franchi, dal suo socio Rico, di cui non ha voluto fare il nome alla polizia, accorgendosi perlatro che la sua vecchia amica ora va a letto con lui. Dopo aver steso i due balordi mandati da Rico a recuperare i soldi, e dopo aver acquistato un'auto, Vogel trovando il bagagliaio dell'auto di Corey aperto, vi si introduce dentro (sta nevicando). Successivamente ad un posto di blocco, Corey capisce che qualcuno, proprio il criminale in fuga che tutti stanno cercando, si è introdotto dentro il bagagliaio e con un sotterfugio riesce a sottrarsi al controllo del poco zelante poliziotto. I due messi assieme dal caso, si alleano, dopo che Vogel uccide i due balordi (sempre loro) mandati da Rico per uccidere Corey. A questo punto Corey mette Vogel a conoscenza del piano. 
Ci vorrebbe però un tiratore scelto, meglio un cecchino, cui è affidata la parte più importante del piano: mettere fuori uso i sistemi di allarme del caveau della gioielleria facendo saltare la serratura elettrica che comanda il tutto, e che è posta alla fine di una galleria protetta da cancellate elettriche. Vogel si ricorda di un suo conoscente,  un famoso tiratore scelto della polizia, Jansen, cacciato dalla polizia perchè alcoolizzato. Proprio il colpo prospettatogli, fa prendere la decisione a Jansen di chiudere per sempre con l'alcool, che lo ha portato al delirium tremens. 
Intanto il commissario Mattéi, sulle tracce di Vogel, ha compreso che qualcuno lo ha aiutato a eleudere le ricerche. Si rivolge pertanto agli informatori e tra questi, soprattutto a Santi, proprietario di un night parigino, e conoscente di Vogel, ricattandolo. Santi dapprima riesce a rintuzzare le minacce del commissario ma poi è costretto ad aderire quando quegli per arrivare a lui, si fa scudo con il figlio di Santi, coinvolto in possesso ed uso di marijuana. I tre messi assieme esguono il colpo alla gioielleria e al suo caveau con perfetta scelta di tempi e mascherati, senza parlare ("I senza nome"), portando via una refurtiva enorme valutata in circa due miliardi di franchi. L'unico ricettatore in grado di piazzare la merce, si ritira però, stante la possibilità più che reale che i pezzi non possano essere piazzati senza provocare delel indagini, e quindi Corey è costretto a cercare di piazzare la merce ad altri. Chiede a Santi di procurare un ricettatore, e questi, costretto dalla polizia, avalla proprio il commissario Mattéi, travestito, che ospiterà Corey in una villa  per lo scambio soldi refurtiva. Subdorando qualcosa, tuttavia Vogel e Jansen partecipano all'azione, e pur avendo salvato in un primo tempo Corei, vengono tutti e tre uccisi dalle forze di polizia.

Capolavoro di Jean Pierre Melville, e uno dei massimi esempi di Noir francese del dopoguerra, è un film che solo in apparenza è un hardboiled, essendo più in profondità un film esistenzialista: a questo contribuisce il destino, il fato, che fa del determinismo il vero attore della tragedia. Due uomini che si incontrano per caso, e un terzo che viene contattato solo in forza dell'incontro casuale dei primi due. Tutta una serie di azioni che paiono avvenire senza un filo conduttore, ma che alla fine determineranno il finale catartico, come in una tragedia greca. Il film fin dal suo inizio venne concepito da Melville ancora una volta dopo che gà era stato pensato con Le samurai ("Frank Costello, faccia d'angelo"), come omaggio a The Asphalt Jungle di John Huston. E in risposta a quello, pone in essere nel suo film tutte le 19 situazioni del polar, che fanno sì che il film riunisca  "fatalismo, l'amicizia virile, il coraggio, la morte, il tradimento, la solitudine e la colpa". 
Non a caso la stessa tecnica del film è creata avendo in mente il risultato ultimo e la poetica che è l'anima del film: la fotografia di Henri Decaë (che aveva collaborato con Melville nella sua opera d'esordio, Le Silence de la mer), punta ad un technicolor, che nella scelta dei colori, molto esangui, in cui domina un particolare tipo di blu, guarda ancora al b/n: dominano le scene in notturna, e quando si indugia sul giorno, la luce è malata, mai splendente. La recitazione è secca, asciutta, senza orpelli, raccontando tutto ciò che è necessaria all'azione, senza altre possibili variazioni. Una caratteristica essenziale del film, è una certa misoginia: infatti rinuncia  alla variante del Noir classico in cui la femme fatale ha la sua importanza. Qui non vi sono donne, e l'unica che appare per un brevissimo istante è l'amante di Corey, presentata completamente nuda, che ora lo è di Rico. I due ex amanti vengono separati da una porta, che è anche l'elemento che ne separa le esistenze e i destini. Per questo questo film è una sorta di pellicola  tutta di soggetti maschili.

Altra inquadratura interessante, e comune nella trama del film, è quella dei tre malavitosi, ritratti tuttie tre, nelle scene iniziali della propria partecipazione al film, a letto: sia Corey (Alain Delon), sia Vogel (Gian Maria Volontè), sia Jansen (Yves Montand) . Il letto è visto come l'inizio, l'assenza di azione. Dal momento in cui vi scendono, non si vedranno più riposare ma sempre in azione. La cosa è tanto più tangibile nell'edizione italiana rispetto a quella francese, perchè il film italiano comincia con il treno che parte, mentre quello francese, con la scena della cattura di Vogel e con l'auto della polizia che si dirige alla stazione perchè i due, Commissario e Vogel, prendano il treno. In sostanza tra le due edizioni, circa venti minuti in meno (considerando anche le scene dell'appartamento disabitato e pieno di polvere di Delon, e quella del capo della Polizia).

Il fim applica il minimalismo artistico (arte del silenzio: la musica è poco impiegata, lasciando la battuta ai rumori; l'oggettività d l'essenzialità dei dialoghi; la freddezza emozionale)

Gli attori impiegati presero il posto in seconda battuta di quelli che erano in primo tempo stati pensati: André Bourvil, al posto di Lino Ventura per il Commissario Mattéi (Bourvil morì alcune settimane dopo la fine delel riprese di questo film), perchè Lino Ventura aveva avuto dei contrasti con Melville al tempo de L'Armée des ombres; Gian Maria Volontè (apprezzato da Melville in Banditi a Milano di Lizzani nonostante con lui ebbe molti screzi anche di natura politica) venne scelto in sostituzione di Jean Paul Belmondo già in azione con altro film, Borsalino (assieme a Alain Delon); mentre Yves Montand venne all'ultimo momento preferito a Paul Meurisse (che aveva già lavorato con Melville in Le Deuxième souffle e in L'Armée des ombres). Unico attore dei quattro ad essere quello pensato in un primo tempo, fu Delon, che già aveva lavorato con Melville in un altro capolavoro, Le samurai; e che parteciperà all'ultimo film di Melville, Un flic. E nel 1969 aveva già lavorato in altri due eccellenti noir francesi: La piscine, di Deray; e Le clan des siciliens, di Verneuil. Nel 1970, partecipò da protagonista in due films: appunto Le cercle rouge, di Melville; e Borsalino, assieme a Belmondo, di Deray. Altri attori comprimari erano Paul Crauchet (il ricettatore), che aveva lavorato già con Melville, Deray, Clement e Resnais; e François Perier, grosso attore francese che raggiunse il suo periodo migliore proprio intorno agli anni 70, collaborando più volte con Melville, Costa Gavras, Chabrol, Monicelli e diventando molto famoso in Italia per l'interpretazione dell' avvocato Terrasini ne La Piovra 1-2 e 3.

P. De P.

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